Scaramuré: l’origine
Il nome “Scaramuré” deriva da uno dei personaggi della commedia di Giordano Bruno, Il Candelaio.
L’attenzione è stata rivolta ad uno dei più noti ed antichi esponente della cultura partenopea, pensatore e scrittore e, in particolare, su quest’opera che è una sorta di “commedia degli errori” dai contenuti ironici, tutta giocata su una raffinata combinazione di espedienti narrativi, non ultimo il ricorso alle magiche pozioni di Scaramuré per la risoluzione di complessi intrighi amorosi. Abbiamo voluto analizzare la funzione del mago, inteso qui più come alchimista, come “ricercatore”, figura di saggio sperimentatore che ha il coraggio di combinare ingredienti ed ottenere l’effetto sperato. Com’è noto, l’alchimia nasceva da un sogno, da un’aspirazione impossibile: trasformare il piombo in oro, mutare la pesante e vile materia nel più puro e prezioso dei metalli. Naturalmente nel lungo cammino dell’alchimia verso la chimica, la metamorfosi tanto inseguita non è mai stata ottenuta, ma molte importanti scoperte hanno visto la luce ed hanno arricchito la scienza. Ancor oggi uno dei significati del termine “alchimia” resta associato alla perfetta mescolanza tra ingredienti che danno come risultato un prodotto unico, con caratteristiche proprie e diverso da ciascuna componente. Ci è piaciuta l’idea del mago Scaramuré all’opera tra storte, alambicchi e pipette, per elaborare le sue pozioni trasformando gli ingredienti secondo ricette fantasiose e creative, rimanendo sempre ancorato al suo territorio di provenienza, da cui attingere preziose materie prime.